Le Porte del domani
La Maschera di Cera, con la sua ultima
fatica, mi ha piacevolmente sorpreso.
Nulla è trapelato di quest'ultimo
lavoro, fino all'uscita quando, già dalla copertina, s'è capito
tutto, ma forse niente.
Che io sappia è il primo caso in cui
un gruppo odierno prende un concept famoso e conosciuto in tutto il
mondo e ne propone un andamento alternativo all'originale. Ma andiamo
con ordine.
Parliamo prima della misica.
La Maschera di Cera, si sa, è
dichiaratamente un progetto per omaggiare il prog italiano dell'epoca
d'oro. Un progetto così potrebbe essere criticato e lo sarebbe stato
se non fosse per il “mestiere” e il cuore dei suoi componenti,
che sopperiscono con la loro “arte” a qualsiasi critica di
mancanza di idee o cuore.
Ma con quest'ultimo lavoro mettono a
tacere anche I detrattori più accaniti.
Non ho mai sentito, da amante delle
Orme, un omaggio così rispettoso e nello stesso tempo originale, al
lavoro della band di Mestre.
La suite segue pedissequamente la
strada tracciata dall'originale: in ogni canzone si respira, non solo
per le citazioni presenti, ma anche per l'atmosfera, l'aria
dell'originale.
E,badate bene, senza che questa sembri
minimamente scopiazzata: Felona e Sorona è veramente la base
ispiratrice e nulla più delle composizioni dell'album.
Non solo, la presenza del flauto e del
sax, arricchisce (e non sminuisce) il substrato musicale costruito.
Si diceva che si segue, come movimenti,
quelli dettati dall'originale, così Ritorno dal nulla, ci introduce
proprio come in “Sospesi nell'incredibile” alla realtà dei due
pianeti, che hanno fatto sognare I fan del prog per tutti questi
anni. Non è il caso di fare paragoni con l'originale, ripeto, è
altra cosa, I primi minuti sembrano quasi un'Overtoure di citazioni
dell'album originale, poi il cantato, il flauto e tutto il dna della
Maschera di Cera emerge e convince. Finisce il primo brano e come
nell'originale si confluisce in una ballata che questa volta ci
descrive una guerra. E' un bel pezzo che giustamente è stato
premiato da un video, e se fossi un discografico lo farei diventare
il singolo dell'album. Un po' come Felona, la chitarra la fa da
padrone, è un pezzo “semplice” ma importante: moderno pur
restando classico, non so come altro descriverlo e come abbiano fatto
a comporlo così. Tanto di cappello.
Ma ho descritto questo brano perché
vale anche per il resto del disco, sebbene, diciamolo, gli altri
brani tornano ad una matrice più complessa come giustamente il
concept narrato pretende.
Il basso, il sintetizzatore, I fiati
tutto studiato nei minimi particolari per farti un buco al cuore.
E' difficile non rimanere impressionati
dall'amalgama creata.
Pubblicizzato come la “continuazione”
di Felona e Sorona, sarebbe più onesto dire che è una “rilettura”
del concept originario. Un peccato perché sarebbe potuto essere
veramente una continuazione, accettando la distruzione dei pianeti e
la necessaria creazione di altri due (Dio ha bisogno dei suoi
sudditi) dove le cose potevano andare diversamente in “memoria”
di Felona e Sorona.
Ma va bene così, alla fine sono solo
chiacchiere e ne ho sentiti di concept fatti anche peggio. Quello che
conta è che questo cd, è continuamente nelle mie orecchie da una
settimana e sono sicuro che farà la gioa di vecchi e nuovi followers
del prog.
Altamente consigliato!
Spero che gradirete le quattro chiacchiere sul concept nella pagina a lui dedicata.
Buona lettura.
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